Facciamo un po' di presentazione! Chi
sei, che lavoro fai?
Mi chiamo Alessandro Micheli, ma il mio
nome quando disegno è Paper Resistance. Faccio più di un lavoro, ma
tendenzialmente sono un grafico, anche in campo editoriale. In tutti
e due i campi, comunque, le cose che faccio sono le stesse. Mi occupo
di grafica, di illustrazione, sia per hobby che per lavoro e insegno
anche Tecnologie e Applicazioni Digitali all'Accademia di Belle Arti di Bologna .
Com'è nata la tua passione e come sei
riuscito a trasformarla nel tuo lavoro?
Sin da piccolo ho sempre avuto una
propensione per l'immagine, la rappresentazione grafica di
determinati elementi. Tutto questo aggiunto all'interesse per il
fumetto è stato influenzato fortemente dalla musica, soprattutto le
copertine dei dischi. In ogni caso il mettermi a disegnare era una
mia esigenza personale.
Mi sono cimentato nel disegno un po' tardi,
verso i 25 anni e non ho frequentato scuole d'arte, sono un
autodidatta. Faccio il grafico in campo editoriale, per esempio per
la Panini, ma sono riuscito a trasformare in qualche modo quello che
mi piace nel mio lavoro. Principalmente ho lavorato e lavoro da
solo. Tutto è nato da un attitudine solitaria. Fin dall'inizio le
mie intenzioni non erano di creare qualcosa per poi proporlo in giro
per, eventualmente, pubblicarlo.
Ho sempre pensato di fare un lavoro e
pubblicarmelo da me.
Che strumenti usi?
Parto da un procedimento tradizionale,
penne, pennarelli, matite per poi continuare il processo a computer.
Di solito il lavoro più grosso è al computer, perciò non esistono
degli originali veri e propri di quello che disegno. Mi piace
comunque mantenere un tratto manuale, piuttosto che un tratto
digitale e basta, che è molto standardizzato.
Raccontaci la tua giornata tipo.
Diciamo che ho diverse giornate tipo,
Lunedì non è uguale al Martedì o al Giovedì.Per esempio oggi che
è Giovedì è la mia giornata da free lance per dire. Non vado a
lavorare in un posto fisso, ma nel mio studio, non faccio quello che
mi dicono altri ma quello che dico io, comunque sempre in relazione
alle scadenze che ho. Insomma mi sveglio presto, lavoro tutto il
giorno e poi...poi vado a bere.
Mentre lavori ascolti musica o guardi
serie tv? Se sì, ci suggerisci qualcosa?
Di norma ascolto musica, sempre, in
continuazione. Ascolto molta black music. Potrei consigliare di
tutto, non riesco a elencare un gruppo o due...potrei andare da John
Coltrane a Lee Perry. I miei interessi musicali sono sempre in
continuo aggiornamento.
Quali sono gli autori che ti hanno
ispirato maggiormente?
Mi son sempre piaciute le copertine dei
dischi, sopratutto nell'ambito del punk. Un autore che a me piace
moltissimo è Raymond Pettibon che fece le copertine dei dischi per
la SST Records, come i Black Flag. Oppure artisti che usavano il
collage tipo Winston Smith, famoso per le copertine dei Dead
Kennedys. Mi hanno influenzato moltissimo, come anche molti graffiti
e per me non esiste un graffito brutto.
Nel tuo lavoro è più importante la
quantità o la qualità?
La qualità sicuramente. La quantità
non mi frega niente. Se devo fare una cagata non la faccio. Cerco
sempre di essere molto critico nei confronti di me stesso. La qualità
resta, non mi interessa fare un disegno ogni giorno.
Parliamo di autoproduzione, perchè
l'hai fatta e se pensi che ne valga la pena di farla ancora?
Secondo me è un discorso un po'
ampio..non penso che sia una perdita di tempo fare autoproduzione e
non penso sia una moda o una roba temporanea, c'è sempre stata
ovunque. Per me, il fatto di autoprodursi, lo reputo molto come un
gesto politico, una presa di posizione, perchè io ho il controllo
totale di quello che sto producendo e l'ho sentito proprio come una
necessità mia. Nell'autoproduzione il progetto lo creo, lo pago, lo
seguo e lo distribuisco io dall'inizio alla fine, nel mio caso
pubblicazioni illustrate. Ma la cosa non mi pesa dato che è quello
che voglio fare. Le autoproduzioni di cui mi occupo io sono sotto il
nome di Zoo, dove sono presenti le raccolte “25 disegni” di
diversi artisti, che escono ormai da otto anni. Cerco di realizzare
un prodotto che qualitativamente sia alto, cercando però di
mantenere un prezzo basso, anche nel caso di cartonati per dire. Per
rendere più accessibile, diciamo, un libro illustrato. Oltretutto si
vende esclusivamente online.
Ti è capitato di portare all'estero il
tuo lavoro?
Si, mi è capito di portare le
autoproduzioni di cui mi occupo all'estero per dei festival, siamo
andati in Spagna, nei paesi dell'ex Jugoslavia e in Svizzera. Sono
stato a Beirut, con un altro ragazzo, a fare un lavoro con degli
illustratori libanesi, anche se comunque non sono uno che gira molto.
Però ho potuto constatare che all'estero si apprezza di più
l'illustrazione. Questo perchè in Italia non c'è proprio una
cultura dell'illustrazione secondo me. Per esempio, se si deve fare
una pubblicità, si preferisce comprare una fotografia, piuttosto che
un'immagine disegnata.
Per finire, hai qualche artista/autore
da consigliarci?
Ora come ora, direi Vito Manolo Roma.
Intervista a cura di Valeria Urnello
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