Facciamo
un po' di presentazione! Chi sei, che lavoro fai?
Paolo Martinello, disegnatore. 191 centimetri di altezza per 98 chilogrammi
di peso.
Disegno da quando di chili ne pesavo circa 25 e non ho mai smesso.
Disegno da quando di chili ne pesavo circa 25 e non ho mai smesso.
Com'è
nata la tua passione e come sei riuscito a trasformarla nel tuo
lavoro?
La
mia passione è nata per il desiderio di trasferire su carta, a casa
mia quello che vedevo in giro, nei film, in televisione, nelle
edicole, nelle librerie e per creare le storie che non c'erano ancora
e che avrei voluto leggere. In realtà la consapevolezza di poter
trasformare questa attitudine in lavoro è arrivata abbastanza tardi,
non credevo che coi fumetti e le illustrazioni ci si potesse anche
vivere, da ragazzo. Quando l'ho capito ho fatto la trafila di
qualunque disegnatore che voglia pubblicare: ho provato a conoscere
chi questo lavoro lo faceva già, ho cercato di raggiungere un
livello decente di pubblicabilità ed in seguito ho fatto vedere le
mie tavole e illustrazioni a chiunque nel settore me ne desse la
possibilità. Cercando di portare avanti in parallelo sia i fumetti
che le illustrazioni.
Parlaci
del tuo primo fumetto pubblicato come autore completo (mi riferisco a
Delethes). Cosa ricordi maggiormente di quella esperienza?
Dopo
alcune esperienze come autore di storie brevi in bianco e nero su
"Schizzo" del Centro Fumetto Andrea Pazienza, e altre come
illustratore di libri per ragazzi, sono entrato in contatto con la
casa editrice Pavesio, che sembrava essere l'unica in Italia a poter
pubblicare dei fumetti di grande formato a colori, che ho sempre
sentito come stile a me più congeniali. Fu così che accettarono di
pubblicare "Delethes". E' stata un esperienza molto
importante, in quanto per la prima volta mi trovavo a dover
progettare un intero libro in autonomia: testi disegni e colori.
Nonostante la fatica enorme, posso dire che è stato utile misurarmi
per la prima volta seriamente con quello che ero in grado di fare. Mi
ha dato sicurezza e mi ha reso consapevole delle mie effettive
possibilità. Da lì ho cominciato a guardare il mondo dell'editoria
come se effettivamente fossi in grado di farne parte.
Come
ti sei avvicinato al mercato francese? Trovi molte differenze con
quello nostrano?
Farei
prima ad elencare le similitudini, che sono davvero poche. In realtà
la principale differenza con il mercato italiano è la storia del
fumetto francese, che ha portato la bande dessinée ad essere uno
degli elementi più caratterizzanti del loro mondo della
comunicazione e di conseguenza un importante tassello del loro
sistema culturale. Il loro stile è riconoscibile in quanto
"francese": è molto connotato (la linea chiara
franco-belga, in un certo senso è un marchio di fabbrica, anche se
ora ha caratteristiche molto più sfaccettate); se penso alla nostra
storia, noi per larga parte siamo sempre stati debitori di influenze
provenienti dall'esterno, e se escludiamo i grandi maestri come
Toppi, Pratt, Micheluzzi, Pazienza o altri che facevano scuola a
parte, il nostro stile è sempre stato una sorta di derivazione di
esempi che vedevamo all'estero e quindi non si può dire che esita
uno stile "italiano". Ciò che ci caratterizza è più che
altro un formato, che è quello Bonelliano, non un modo di raccontare
o di disegnare (nonostante il nostro paese sia ricchissimo di talenti
straordinari e paradossalmente, molto richiesti all'estero). Questo,
per ciò che riguarda la Francia, ha portato al consolidamento di un
sistema credibile, fortemente connotato, diffuso e rispettato. Ci
sono più editori, più possibilità, lettori generalmente pronti ad
accettare proposte di qualsiasi genere senza pregiudizi, e
conseguentemente maggiore professionalità. In questo momento anche
quel mercato sta subendo una leggera flessione, dovuta alla
sovrapproduzione, ma si tratta di un fenomeno ciclico che sicuramente
porterà ad un rinnovamento e non ad una caduta del mezzo.
Io sono arrivato a lavorare per loro all'inizio grazie ad un agente, che si interessò al mio lavoro. Ho cominciato con delle piccole collaborazioni, ma sono riuscito abbastanza presto a firmare con una grossa casa editrice come Glènat, con cui ho fatto la mia prima serie. Da allora la mia collaborazione con la Francia è diventata la mia principale occupazione e principale fonte di guadagno.
Io sono arrivato a lavorare per loro all'inizio grazie ad un agente, che si interessò al mio lavoro. Ho cominciato con delle piccole collaborazioni, ma sono riuscito abbastanza presto a firmare con una grossa casa editrice come Glènat, con cui ho fatto la mia prima serie. Da allora la mia collaborazione con la Francia è diventata la mia principale occupazione e principale fonte di guadagno.
Che
strumenti utilizzi di solito?
Disegno a matita e colorazione digitale, ne più, ne meno. Matitoni 2H e Photoshop, dunque.
Cazzeggio a parte (che in un certo senso è fondamentale per chi fa il nostro lavoro) dopo aver portato i miei figli a scuola, cerco di essere operativo circa entro le nove e mezza dieci. Da lì, a seconda di ciò di cui mi sto occupando in quel momento (disegno o colorazione) mi siedo al computer o al tavolo da disegno, e da lì non mi muovo fino alle quattro di pomeriggio, quando riporto a casa i bambini. Riprendo a lavorare un altro paio d'ore prima di cena e se necessario (soprattutto in prossimità di qualche deadline) mi rimetto all'opera un altro due tre ore prima di coricarmi. Apparentemente una vita di merda, ma salvo il fatto che mi piacerebbe stare di più con la mia famiglia, non credo davvero di potermi lamentare, perché sono riuscito a trasformare in una professione, quello che nella vita è sempre stata la mia passione.
Mentre
lavori ascolti musica o guardi serie tv? Se sì, ci suggerisci
qualcosa?
Ascolto
la musica su Itunes, generalmente gruppi rock strafamosi
(Soundgarden, Interpol, Radiohead,Queens of the Stone Age, dEUS,
Korn; Il teatro degli Orrori, Marlene Kuntz, I Ministri, ecc..) , per
darmi un po' di motivazione o per dare l'attacco giusto ad una scena
che sto disegnando. In genere le serie tv le guardo con mi a moglie
per dare il definitivo colpo di grazia alle mie giornate, ma anche lì
siamo piuttosto sul classico, quindi Games oìf Thrones, e Walking
Dead. Pur essendo consapevole, della qualità di molte delle serie
che passano al momento in Tv, evito di cercarne altre, giusto per non
far scattare la "Febbra" da serie tv, che generalmente, ha
effetti devastanti su chi come me, di tempo ne ha già pochissimo.
Quali
sono gli autori che ti hanno ispirato maggiormente?
Sergio
toppi, Andrea pazienza, Simon Bisley, Piero dell'Agnol. Tutto ciò
che hanno fatto, per me è legge.
Che
rapporto hanno qualità e quantità nel tuo lavoro?
Un
pessimo rapporto, visto che di capita non di rado che la quantità di
materiale necessario da produrre per vivere con questo lavoro, e i
tempi di produzione stretti richiesti per farlo, non vanno proprio a
braccetto con la qualità che si vorrebbe ottenere. Ma un mondo
perfetto non esiste e questa è una dicotomia con cui chiunque lavori
per l'editoria convive da sempre. L'importante è avere rispetto per
i lettori e per il proprio lavoro e mantenere sempre una grande
onestà nelle cose che si propongono.
Io ho uno stile piuttosto complesso ed articolato ed una qualsiasi cosa io produca richiede molto tempo per essere pronta, visto che mi sono autoimposto di non scendere mai sotto un certo livello qualitativo. Tenendo conto di questo e del fatto che generalmente non porto mai avanti un solo progetto per volta, le conseguenze sono quelle di avere davvero poco tempo per la propria vita privata. Molti tra coloro che fanno questo lavoro ragionano sempre in termini di equivalenza tra sforzo lavorativo e compenso, come se si fosse ad un ipotetico mercato della frutta. Ma si tratta di scelte che uno può decidere o meno di fare, è una cosa molto soggettiva
Io ho uno stile piuttosto complesso ed articolato ed una qualsiasi cosa io produca richiede molto tempo per essere pronta, visto che mi sono autoimposto di non scendere mai sotto un certo livello qualitativo. Tenendo conto di questo e del fatto che generalmente non porto mai avanti un solo progetto per volta, le conseguenze sono quelle di avere davvero poco tempo per la propria vita privata. Molti tra coloro che fanno questo lavoro ragionano sempre in termini di equivalenza tra sforzo lavorativo e compenso, come se si fosse ad un ipotetico mercato della frutta. Ma si tratta di scelte che uno può decidere o meno di fare, è una cosa molto soggettiva
Come
vedi il mondo dell'autoproduzione in campo fumettistico oggi,
rispetto ai tuoi esordi? E' cambiato molto rispetto alle tue
pubblicazioni sulla rivista Schizzo?
Molto
più attivo e professionale rispetto a quando ho iniziato io e
generalmente anche molto più interessante. Oggi è più facile farsi
un progetto da soli, con l'aiuto del digitale e questo ha permesso a
molti talenti nascosti di emergere più facilmente dal Maelstrom
dell'invisibilità editoriale. E' una cosa senz'altro positiva.
Cosa
consiglieresti ad un esordiente che si appresta a muovere i primi
passi nel mondo del fumetto?
Di lavorare costantemente per migliorarsi, di guardare e disegnare qualsiasi cosa, di scomporre e ricomporre mentalmente i fumetti che legge, di informarsi, di leggere e soprattutto di avere avere la modalità "autocritica" sempre accesa. Questo lavoro per quanto possa sembrare banale richiede un enorme quantità di fatica, talento e consapevolezza per restituire dei buoni risultati. E' una sfida continua con se' stessi.
La
Manticora è un insieme di animali diversi. Dovessi scegliere, quale
animale ti rappresenterebbe?
Un
bradipo iperattivo sicuramente. Ovvero un animale naturalmente pigro,
che preferirebbe non fare una mazza tutto il giorno, ma che al
contrario corre come un pazzo da un ramo all'altro per sopravvivere.
Quando
mi capita, do sempre un sacco di consigli agli altri su gente più
brava di me, e suggerisco di guardare il loro lavoro. Questa volta,
forse per la prima volta costo di sembrare uno stronzo, mi sento di
consigliare me stesso guardate le mie cose e fatemi sapere se vi
sono piaciute!
Intervista a cura di Francesco de Stena
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