domenica 26 maggio 2013

Manticora presenta: Paolo Martinello







Facciamo un po' di presentazione! Chi sei, che lavoro fai?
Paolo Martinello, disegnatore. 191 centimetri di altezza per 98 chilogrammi di peso.
Disegno da quando di chili ne pesavo circa 25 e non ho mai smesso.


Com'è nata la tua passione e come sei riuscito a trasformarla nel tuo lavoro? 

La mia passione è nata per il desiderio di trasferire su carta, a casa mia quello che vedevo in giro, nei film, in televisione, nelle edicole, nelle librerie e per creare le storie che non c'erano ancora e che avrei voluto leggere. In realtà la consapevolezza di poter trasformare questa attitudine in lavoro è arrivata abbastanza tardi, non credevo che coi fumetti e le illustrazioni ci si potesse anche vivere, da ragazzo. Quando l'ho capito ho fatto la trafila di qualunque disegnatore che voglia pubblicare: ho provato a conoscere chi questo lavoro lo faceva già, ho cercato di raggiungere un livello decente di pubblicabilità ed in seguito ho fatto vedere le mie tavole e illustrazioni a chiunque nel settore me ne desse la possibilità. Cercando di portare avanti in parallelo sia i fumetti che le illustrazioni.


Parlaci del tuo primo fumetto pubblicato come autore completo (mi riferisco a Delethes). Cosa ricordi maggiormente di quella esperienza?

Dopo alcune esperienze come autore di storie brevi in bianco e nero su "Schizzo" del Centro Fumetto Andrea Pazienza, e altre come illustratore di libri per ragazzi, sono entrato in contatto con la casa editrice Pavesio, che sembrava essere l'unica in Italia a poter pubblicare dei fumetti di grande formato a colori, che ho sempre sentito come stile a me più congeniali. Fu così che accettarono di pubblicare "Delethes". E' stata un esperienza molto importante, in quanto per la prima volta mi trovavo a dover progettare un intero libro in autonomia: testi disegni e colori. Nonostante la fatica enorme, posso dire che è stato utile misurarmi per la prima volta seriamente con quello che ero in grado di fare. Mi ha dato sicurezza e mi ha reso consapevole delle mie effettive possibilità. Da lì ho cominciato a guardare il mondo dell'editoria come se effettivamente fossi in grado di farne parte.


Come ti sei avvicinato al mercato francese? Trovi molte differenze con quello nostrano?

Farei prima ad elencare le similitudini, che sono davvero poche. In realtà la principale differenza con il mercato italiano è la storia del fumetto francese, che ha portato la bande dessinée ad essere uno degli elementi più caratterizzanti del loro mondo della comunicazione e di conseguenza un importante tassello del loro sistema culturale. Il loro stile è riconoscibile in quanto "francese": è molto connotato (la linea chiara franco-belga, in un certo senso è un marchio di fabbrica, anche se ora ha caratteristiche molto più sfaccettate); se penso alla nostra storia, noi per larga parte siamo sempre stati debitori di influenze provenienti dall'esterno, e se escludiamo i grandi maestri come Toppi, Pratt, Micheluzzi, Pazienza o altri che facevano scuola a parte, il nostro stile è sempre stato una sorta di derivazione di esempi che vedevamo all'estero e quindi non si può dire che esita uno stile "italiano". Ciò che ci caratterizza è più che altro un formato, che è quello Bonelliano, non un modo di raccontare o di disegnare (nonostante il nostro paese sia ricchissimo di talenti straordinari e paradossalmente, molto richiesti all'estero). Questo, per ciò che riguarda la Francia, ha portato al consolidamento di un sistema credibile, fortemente connotato, diffuso e rispettato. Ci sono più editori, più possibilità, lettori generalmente pronti ad accettare proposte di qualsiasi genere senza pregiudizi, e conseguentemente maggiore professionalità. In questo momento anche quel mercato sta subendo una leggera flessione, dovuta alla sovrapproduzione, ma si tratta di un fenomeno ciclico che sicuramente porterà ad un rinnovamento e non ad una caduta del mezzo.
Io sono arrivato a lavorare per loro all'inizio grazie ad un agente, che si interessò al mio lavoro. Ho cominciato con delle piccole collaborazioni, ma sono riuscito abbastanza presto a firmare con una grossa casa editrice come Glènat, con cui ho fatto la mia prima serie. Da allora la mia collaborazione con la Francia è diventata la mia principale occupazione e principale fonte di guadagno.


Che strumenti utilizzi di solito?

Disegno a matita e colorazione digitale, ne più, ne meno. Matitoni 2H e Photoshop, dunque.




Raccontaci la tua giornata tipo.

Cazzeggio a parte (che in un certo senso è fondamentale per chi fa il nostro lavoro) dopo aver portato i miei figli a scuola, cerco di essere operativo circa entro le nove e mezza dieci. Da lì, a seconda di ciò di cui mi sto occupando in quel momento (disegno o colorazione) mi siedo al computer o al tavolo da disegno, e da lì non mi muovo fino alle quattro di pomeriggio, quando riporto a casa i bambini. Riprendo a lavorare un altro paio d'ore prima di cena e se necessario (soprattutto in prossimità di qualche deadline) mi rimetto all'opera un altro due tre ore prima di coricarmi. Apparentemente una vita di merda, ma salvo il fatto che mi piacerebbe stare di più con la mia famiglia, non credo davvero di potermi lamentare, perché sono riuscito a trasformare in una professione, quello che nella vita è sempre stata la mia passione.




Mentre lavori ascolti musica o guardi serie tv? Se sì, ci suggerisci qualcosa?

Ascolto la musica su Itunes, generalmente gruppi rock strafamosi (Soundgarden, Interpol, Radiohead,Queens of the Stone Age, dEUS, Korn; Il teatro degli Orrori, Marlene Kuntz, I Ministri, ecc..) , per darmi un po' di motivazione o per dare l'attacco giusto ad una scena che sto disegnando. In genere le serie tv le guardo con mi a moglie per dare il definitivo colpo di grazia alle mie giornate, ma anche lì siamo piuttosto sul classico, quindi Games oìf Thrones, e Walking Dead. Pur essendo consapevole, della qualità di molte delle serie che passano al momento in Tv, evito di cercarne altre, giusto per non far scattare la "Febbra" da serie tv, che generalmente, ha effetti devastanti su chi come me, di tempo ne ha già pochissimo.


Quali sono gli autori che ti hanno ispirato maggiormente?
Sergio toppi, Andrea pazienza, Simon Bisley, Piero dell'Agnol. Tutto ciò che hanno fatto, per me è legge.


Che rapporto hanno qualità e quantità nel tuo lavoro? 
Un pessimo rapporto, visto che di capita non di rado che la quantità di materiale necessario da produrre per vivere con questo lavoro, e i tempi di produzione stretti richiesti per farlo, non vanno proprio a braccetto con la qualità che si vorrebbe ottenere. Ma un mondo perfetto non esiste e questa è una dicotomia con cui chiunque lavori per l'editoria convive da sempre. L'importante è avere rispetto per i lettori e per il proprio lavoro e mantenere sempre una grande onestà nelle cose che si propongono.
Io ho uno stile piuttosto complesso ed articolato ed una qualsiasi cosa io produca richiede molto tempo per essere pronta, visto che mi sono autoimposto di non scendere mai sotto un certo livello qualitativo. Tenendo conto di questo e del fatto che generalmente non porto mai avanti un solo progetto per volta, le conseguenze sono quelle di avere davvero poco tempo per la propria vita privata. Molti tra coloro che fanno questo lavoro ragionano sempre in termini di equivalenza tra sforzo lavorativo e compenso, come se si fosse ad un ipotetico mercato della frutta. Ma si tratta di scelte che uno può decidere o meno di fare, è una cosa molto soggettiva




Come vedi il mondo dell'autoproduzione in campo fumettistico oggi, rispetto ai tuoi esordi? E' cambiato molto rispetto alle tue pubblicazioni sulla rivista Schizzo?
Molto più attivo e professionale rispetto a quando ho iniziato io e generalmente anche molto più interessante. Oggi è più facile farsi un progetto da soli, con l'aiuto del digitale e questo ha permesso a molti talenti nascosti di emergere più facilmente dal Maelstrom dell'invisibilità editoriale. E' una cosa senz'altro positiva.
Cosa consiglieresti ad un esordiente che si appresta a muovere i primi passi nel mondo del fumetto?

Di lavorare costantemente per migliorarsi, di guardare e disegnare qualsiasi cosa, di scomporre e ricomporre mentalmente i fumetti che legge, di informarsi, di leggere e soprattutto di avere avere la modalità "autocritica" sempre accesa. Questo lavoro per quanto possa sembrare banale richiede un enorme quantità di fatica, talento e consapevolezza per restituire dei buoni risultati. E' una sfida continua con se' stessi.


La Manticora è un insieme di animali diversi. Dovessi scegliere, quale animale ti rappresenterebbe?
Un bradipo iperattivo sicuramente. Ovvero un animale naturalmente pigro, che preferirebbe non fare una mazza tutto il giorno, ma che al contrario corre come un pazzo da un ramo all'altro per sopravvivere.


Per finire, hai qualche artista/autore da consigliarci?
Quando mi capita, do sempre un sacco di consigli agli altri su gente più brava di me, e suggerisco di guardare il loro lavoro. Questa volta, forse per la prima volta costo di sembrare uno stronzo, mi sento di consigliare me stesso guardate le mie cose e fatemi sapere se vi sono piaciute!


Intervista a cura di Francesco de Stena

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