venerdì 12 luglio 2013

Manticora Presenta: Lucrèce





Facciamo un po' di presentazione! Chi sei, di cosa ti occupi?

La vera identità che si cela dietro allo pseudonimo Lucrèce è quella di Lucrezia Buganè. Quando non combatto i malvagi disegno. Che siano fumetti, illustrazioni o scarabocchi.
Non disDegno l’artigianato e tutte le creazioni che una mente ed un paio di mani sono in grado di realizzare.
Come la costruzione di scarpe. Sopporto a fatica i piedi nudi.
Potete spiare il mio operato sul sito www.lucrece.it


Com'è nata la tua passione per il disegno?

Ha sempre fatto parte del mio modo di vivere, con naturalezza.
Sentivo il bisogno, come lo sento tuttora, di esternare quel mondo che nella mia mente avvertivo così intenso e materico.
Un bisogno primario, senza il peso del trovare una risposta al perché lo stessi facendo.


In collaborazione con Lorenzo Menini hai realizzato Rhum Mates, un fumetto online scaricabile come app su iTunes. Ti va di parlarcene un po'?

Rhum Mates è stata una grande esperienza, decisamente formativa per la mole di impegno richiesto. Fondamentalmente si tratta di una serie di 12 brevi episodi di 16 tavole ciascuno, in cui io e Lorenzo ci siamo divertiti ad immaginare le avventure di una ragazza francese e dei suoi tre coinquilini, il tutto tra i portici gialli ed i tetti rossastri di una Bologna universitaria.
Il tono è molto scherzoso e leggero, e al di là del numero imprecisato di errori che noto a riguardare il tutto, sono convinta che sia stata una bella palestra.






Qual è il tuo rapporto con il digitale? Secondo te può essere una evoluzione del fumetto?

Ho avuto modo di rivoluzionare il mio pensiero in merito. In positivo.
Ritengo, oggi, che il digitale sia un elemento fondamentale.
Posso anche non esserne particolarmente entusiasta, ma se mi lasciassi bloccare dal mio stile di vita vintage resterei in coda ad un mondo in evoluzione.
Resto una fervida sostenitrice dello sporcarsi le mani... che sia con acquerello, tempera, acrilico, carboncino, grafite, pastelli o caffè. Ma nel mio caso non posso ignorare che, presumendo di vendere copie stampate del proprio lavoro, la fase della post-produzione digitale sia quanto meno doverosa per fornire un prodotto il più possibile simile agli originali realizzati. La sola scansione non è sufficiente, lo riconosco, al di là del fatto che recentemente io abbia iniziato a sperimentare nuove tecniche digitali di colorazione, seppur non troppo invasive.


Che strumenti usi?

Le mie appendici preferite sono i pennarelli a punta fine per un tratto pulito, pennello, china e caffè per un effetto seppia amatoriale, pennelli e acrilici per lavori materici ed una semplicissima bic per… qualunque cosa. Amo la colorazione ad acquerello e le ombre precise realizzabili con i pantoni grigi.
Inoltre, come scritto poc’anzi, sto approfondendo il mio inizialmente conflittuale rapporto con quello strano mezzo dotato di schermo e tastiera.



Raccontaci la tua giornata tipo.

Quello che posso dire è che, di qualunque tipo di giornata si tratti, non parte senza un’insalatiera stracolma di cereali.
Se poi ho lezione mi dileguo alla volta dell’Accademia di Belle Arti.
Se ho commissioni o progetti personali da proseguire, posso anche non vedere la luce del sole per parecchi giorni. Ordinaria amministrazione per chi svolge un lavoro di questo genere.





Con carta bianca e un budget illimitato, qual è il tuo progetto nel cassetto che realizzeresti?

Senza tirare in ballo la pace nel mondo ed il saluto da reginetta di bellezza, sarebbe bello avere la possibilità di stampare i propri lavori al meglio, rilegati nel modo più funzionale al progetto piuttosto che nell’unico che ci si possa permettere.
Altro aspetto che ho sempre reputato estremamente interessante è la progettazione di una mostra in modo che diventi un valore aggiunto alle opere esposte. Trovo molto stimolante il fatto di poter far interagire il fruitore, di renderlo partecipe in prima persona.


Mentre lavori ascolti musica o guardi serie tv? Se sì, ci suggerisci qualcosa?

La risposta più adeguata è: dipende.
Ad ogni modo, posso suggerire la mia serie cult Prison Break.
In quanto a musica, quando lavoro tendo ad ascoltare ciò che non ascolterei mai normalmente, ovvero canzoni allegre.



Quali sono gli autori che ti hanno ispirato maggiormente?

Le opere di Hieronymus Bosch accrescono la mia ispirazione costantemente e adoro il pensiero alla base del realismo di Gustave Courbet e dei più grandi artisti delle avanguardie storiche. Malcolm Bird mi ha stregata fin da piccola, Chus Addams e Gorey in fase più adulta. Sergio Toppi non smette mai di sbalordirmi. Eiichiro Oda riesce a farmi piangere, ma soprattutto riesce a farmi ridere.
La lista proseguirebbe ulteriormente, andando ad attingere alla poesia simbolista francese, al rock melodico e alternativo italiano, alla letteratura fantastica e al cinema d’autore meno commerciale, ma penso sia meglio trattenersi.
Tuttavia, non posso evitare di citare Luigi Raffaelli e Paper Resistance, miei maestri, che hanno saputo infondermi forse l’ispirazione più forte, quella a superare i limiti da me stessa imposti.



Nel tuo lavoro è più importante la quantità o la qualità?

Cerco di realizzare opere di qualità, ma non mi sento di asserire di riuscire nell’intento. Rispetto alla quantità, quella non è predeterminata.
Indubbiamente, se ho molti progetti in ballo, piuttosto che portarli avanti tutti contemporaneamente rischiando di dare il 60% ad ognuno, preferisco terminare i più impellenti e rimandare gli altri. E’ importante essere soddisfatti del proprio lavoro, o comunque sapere di aver fatto del proprio meglio.




La Manticora è un insieme di animali diversi. Dovessi scegliere, quale animale ti rappresenterebbe?

Mi sento decisamente procione. Mammifero di mezza taglia, notturno e amante delle foreste. Coda a strisce e macchie nere intorno agli occhi.


Per finire, hai qualche artista da consigliarci?

Un’altra lista infinita tanto quanto quella snocciolata in precedenza.
Diciamo che un suggerimento più generale potrebbe essere quello di non smettere mai di studiare, indagare e scoprire nuovi artisti, o vecchi artisti dimenticati.
Cercando di crescere anche grazie a quelli che ci piacciono meno.
Ritengo sia necessario abbinare ad un occhio critico una mente aperta.




intervista a cura di Lorenza de Luca

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